Il mio maestro delle elementari, un uomo di rara bellezza, non ha mai mancato di farci percorrere il cammino della storia con il miglior senso civico di cui si potesse disporre.
Rispetto e tolleranza erano probabilmente i valori che non riuscivo a nominare a quell'età, ma che sono entrati nella mia anima con la stessa semplicità con la quale il mio maestro era capace di insegnarci ad essere uomini.
Rispetto e tolleranza erano probabilmente i valori che non riuscivo a nominare a quell'età, ma che sono entrati nella mia anima con la stessa semplicità con la quale il mio maestro era capace di insegnarci ad essere uomini.
Nella mia mente di bambino, però, istintivamente non faceva né breccia né consistenza il nostro inno nazionale, e continuo ancora adesso a non capire perché. Preferivo il Piave, mi dava di più il senso di un orgoglio, di una genesi del mio perché. Mameli mi sembrava di maniera, il Piave di sostanza. E ancora oggi è così.
Forse la spiegazione potrebbe essere il senso generale dell'inno nazionale, contro l'immediatezza del Piave. Col primo vado di concetto, col secondo mi rimbocco le maniche e meno sberle a destra e a manca. Il primo è accademia, il secondo è poche chiacchiere.
Ci pensavo perché sono arrivato alla conclusione che davvero ci restano le sberle.
Non abbiamo più altro modo di difenderci, ed in questo senso torna il "siam pronti alla morte" fatale dell'inno.
Nei tempi moderni, non siamo mai stati una nazione in grado di farsi rispettare. Quando ci siamo ripresi l'Italia sequestrata dal fascismo, se non fosse stato per gli americani, non ce l'avremmo fatta, eravamo anche in quel caso giusto "pronti alla morte", ma solo perché ormai eravamo morti comunque.
I tempi sono cambiati e con la demagogia ed il circo ci hanno portato via tutto.
Anche la rivoluzione.
Perché per farla ci vogliono i soldi, e noi non ce li abbiamo.
Potremmo chiedere a qualche sceicco di finanziarcela, ma poi dovremo consegnargli il paese, e allora tanto vale. Potremmo convincerci tutti di quello che ci stanno facendo e prima che ci portino via quello che è rimasto, chiudere le nostre frontiere a tutti quei futuri del cazzo che vorrebbero venderci, e diventare disobbedienti, non pagare niente a nessuno, se non alle nostre condizioni e con la nostra moneta.
Sì, potrebbe essere, perché no.
Ma se, per caso, qualcuno dovesse prenderla male e volesse dichiararci guerra, per prendersi con la forza ciò che non gli abbiamo permesso di prendere con l'inganno, con quale esercito e quali armi riusciremmo ad arginare l'avanzata del nemico?
Pensateci un attimo.
L'unico modo per finanziarci una rivoluzione potrebbe essere riprendere il controllo del nostro Paese, così potremmo utilizzare le nostre dotazioni. Ma poi come pensiamo di difenderci? Con quelle che al confronto sono solo mani nude e cerbottane?
Ok, niente centrali nucleari per la sfida all'energia, niente potenziamento militare per la sfida all'utopia, smantellamento della basi Nato per la sfida all'allergia, niente considerazione dell'Alleanza Atlantica che ha tenuto fuori dall'Europa un Paese come la Gran Bretagna, al quale dovremmo inchinarci per una serie di cose, e che stava tenendo fuori la Danimarca, ma non noi, per la sfida all'allegria.
Insomma, se in uno scenario che la maggior parte di noi giudica apocalittico (come i miei scritti), qualcuno dovesse decidere che se non ci piega con la truffa lo farà con la forza, noi cosa faremo?
Le barricate?
Con i mobili da giardino?
Vedete, uno stato moderno, che voglia conservare la sua autonomia ed il rispetto degli altri Stati, non deve andare in Europa, ma deve vincere altre sfide, in ordine di priorità.
L'energia è fondamentale, le armi sono necessarie, e quest'ultime non per sparare davvero, ma come deterrente, come guerra fredda.
Visto che siete così appassionati, provate a pensare che cosa sarebbe successo se non ci fosse stato equilibrio tra Stati Uniti e Russia.
Quando vi raccontano come sarebbe bello il mondo della fratellanza tra i popoli, state attenti, perché si tratta di un anelito, di un obiettivo dello spirito, della speranza di un mondo migliore, della voglia di far bene, tutte cose alla base del nostro progresso civile, ma che non hanno niente a che fare con la realtà che dobbiamo affrontare, intanto che gli alti ideali ci consentano di raggiungere quell'obiettivo.
La vostra mente è farcita di cazzate che sono diventate esponenziali, non vi accontentate più.
Ma quando qualcuno verrà a casa vostra ad uccidere vostro figlio, e vorrà farlo prima di uccidere voi per il gusto sottile della crudeltà, voi con cosa risponderete?
Con un fiore?
Siamo degli irresponsabili, ignoranti, pericolosi, e mi ci metto anch'io soltanto perché amo la terra da cui provengo e pago per un peccato originale, ma se fosse per me, la distinzione potrebbe essere nettissima.
L'Europa è diventata la nostra priorità, perché ci hanno costretto a considerarla tale, riuscendo a renderla urgente. Ma le nostre priorità sono altre.
Prima facciamo l'Italia e poi pensiamo all'Europa, è banale, ma è così; prima impariamo l'italiano, la nostra storia, e poi andremo a fare quella dell'Europa; prima impariamo a difenderci e poi andiamo a sederci al tavolo delle trattative.
Ci siamo tanto incazzati con il Duce, che a parte le turpitudini, era costretto ad allearsi con Hitler, dal momento che aveva un esercito a cui mancavano persino il lacci degli anfibi, e adesso? Che cosa credete che abbiano fatto quelli che l'Europa?
Ok, adesso potete tornare nel nulla.
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