lunedì 31 ottobre 2011

Non è uno sport per donne.



(Foto Nizegorodcew)
di Mario Polidori (da Biella)
“…Avevo l’idea ed il titolo e pensavo, sorridendo tra me e me, cosa poteva venirne fuori.
E’ un argomento delicato, rischio di apparire sessista, mi dicevo.
Ma quando ne ho accennato a mia moglie, quest’ultima mi ha risposto: ‘…lascia stare, ti infili in un ginepraio…’, e aveva sentito ancora soltanto il titolo.
E’ stata la prima indicazione che potessi essere sulla strada giusta…”
E poi?
“…la seconda indicazione l’ho avuta assistendo alla finale tra Alexandra Cadantu, rumena, esile e leggera rematrice, affetta dalla “sindrome del rullo” (era preoccupatissima di spianare qualsiasi escrescenza della terra del campo incrociasse il suo sguardo, a tratti sembrava volesse pattinare) e la colombiana Mariana Duque-Marino, nerboruta giocatrice di classe indiscussa, che il giorno prima, forse per effetto della stessa sindrome, aveva spianato la Kanepi, senza possibilità di replica.
Mariana ha giocato come la numero 20 al mondo il giorno prima e come il numero 350 il giorno dopo, tanto che persino il pubblico meno colto si chiedeva: ‘…Perché?…’..”
“…la terza indicazione, a quel punto, l’ho trovata andando indietro nel tempo, a quando la Pous-Tio passeggiava in campo da numero 75 del mondo, mostrando una professionalità ed un talento cristallino, finché non ha incontrato anche lei la Cadantu e si è collocata in bassa classifica, mostrando scelte degne di una bimba, incomprensibili…”
“…la quarta indicazione è venuta da sé, a cascata si può dire, mi sono venute alla mente tutte le altalene allucinanti di cui si rendono troppo spesso protagoniste anche le top delle top, e non dico niente delle italiane, perché ci sono affezionato…”
“…la quinta indicazione, e vi giuro che non era per niente l’ultima, è quando ho pensato a quanto equilibrio richiede questo sport, al limite del superuomo, cosa raggiungibile soltanto dalla superficialità ed il cialtronismo insito nel genoma maschile, paradossalmente le donne sono gente troppo seria per cimentarsi in maniera convincente in questa attività. Salvo rare eccezioni, dove la presenza del testosterone è quantomeno a livello di sospetto…”
“..è così che ho deciso che dovrei scriverlo questo articolo, ma io faccio l’autista, non sono bravo a scrivere, ci vorrebbe qualcuno che lo facesse per me…”
Mi sono proposto e prima che potessi ringraziarlo dell’intervista mi ha dovuto lasciare, l’inviata aveva finito e reclamava il servizio transportation.
Ma la sera stessa mi ha telefonato dicendomi di dare un’occhiata a chi ci fosse in finale all’US Open: “E’ possibile mai che la Williams, va viene, sta male guarisce, ingrassa dimagrisce, si allena non si allena, eppure è sempre lì?… E perché poi ha vinto la Stosur?…”

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