lunedì 26 dicembre 2011

Lo Stato non siamo noi.

L'altro giorno, mi è capitato di assistere ad una trasmissione sugli "apocalittici". Si tratta di persone che credono fermamente nell'arrivo di una qualche calamità, che sia quella della profezia dei Maya, piuttosto che una forte depressione, come quella del '29 in America.
Gente fissata, per meritarsi il titolo di "apocalittica", che vive questi tempi cercando di fare provviste, strutturare case e terreni per essere autosufficienti, dotare la propria famiglia di tute anti-radiazioni, maschere antigas, fino addirittura alle armi ed all'addestramento per saperle utilizzare.
Ascoltavo la trasmissione quasi sorridendo dell'animo di queste persone, mi sembravano esagerate, ma dopo un po' mi hanno suggerito comunque una riflessione.
Noi non siamo abituati a pensare che qualcosa può sempre accadere, che non sarebbe una cattiva abitudine avere una qualche scorta di cose che ci possano permettere di affrontare un'emergenza nel miglior modo possibile, anzi, siamo abituati a non pensarci proprio, le nostre comodità le diamo per scontate. I nostri nonni, che hanno vissuto le guerre, avevano invece questa accortezza, almeno di fare provviste alimentari se non arsenali, ma noi no, non io e non quelli che conosco io perlomeno.
Senza sforare nell'eccesso degli "apocalittici", ho pensato che un po' di cautela non guasterebbe affatto.
Ma la cosa che mi ha colpito di più sono state le armi.
In effetti, a pensarci bene, se ci trovassimo di colpo in una situazione critica, e se fossimo tra quei pochi che hanno, per esempio, una casa in campagna dove organizzare la sopravvivenza, il rischio di essere assaliti da "affamati" pronti a saccheggiare ciò che è tuo è tutt'altro che peregrino e inesistente.
Provate ad immaginare di essere tra i pochi ad avere da mangiare, non è difficile credere di doverlo difendere.
La conclusione è stata che chiunque lo farebbe, senza remore, senza pensare neanche un attimo a quanta violenza possono scatenare le armi, perché sarebbe del tutto naturale farlo, per la propria casa e per i propri beni. Anche il più pacifista del mondo, in una situazione di questo tipo, non avrebbe nessuno scrupolo a sparare.
Ma quando la famiglia diventa uno Stato tutto cambia.
Ciò che è assolutamente naturale nella nostra dimensione assume i caratteri dell'abiezione in una dimensione di Stato. I pacifisti si scatenano, le armi sono da evitare non più necessarie, l'Energia deve essere alternativa non più quella disponibile in quel momento.
Capirete quanto sia assurda questa costruzione.
E' la demagogia che prende il sopravvento, interessi che trovano nello Stato un modo naturale per annichilire tutto ciò che, invece, sarebbe davvero naturale.
E' uno dei meccanismi con cui lo Stato ciba se stesso e lo ciba con la vita dei cittadini stessi, che non contano più come individui, ma solo come parti di un tutto a cui tutto deve essere sacrificato.
E no. Non funziona così.
Lo Stato deve essere un'entità che garantisca ai cittadini la sopravvivenza, che non ha ragione d'esistere se il cittadino non ne trae vantaggio, ed i nostri bisogni non sono demagogia.
Ci eravamo già persi l'Italia, in questo senso.
Già l'Italia aveva preso il sopravvento su di noi, adesso l'Europa ha il sapore della beffa finale.
Non solo non è uno Stato per i cittadini, è addirittura un Sovra-Stato per i pochi che vi stanno partecipando, che pretendono anche di moralizzarci.
E' come se ad una famiglia numerosa chiedessero di uccidere un paio di figli così quelli che restano  potranno godere di maggiori ricchezze.
In soldoni è questa la richiesta, questa la promessa.
E se non siete tra quei pochi, non fatevi illusioni, non parteciperete alla festa, e quando vi accorgerete di essere stati saccheggiati sarà troppo tardi, o laddove ve ne accorgerete non avrete Armi ed Energia per difendervi.

2 commenti:

  1. Solo gli Stati possono farsi la guerra. Non i Popoli.

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  2. ...e solo uno Stato, così come concepito, trova la necessità di farla... :-)

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