sabato 5 novembre 2011

Un futuro tinto di nero.


di Mario Polidori

Non ci piace questo colore, ci ricorda tempi bui ed in generale è il colore dell'oscurità. Fa strano vederlo addosso ad improbabili guerriglieri anti-capitalistici, eravamo abituati al rosso.
Ma come non esistono più le ideologie non esistono neanche i colori, non sono più un elemento di identificazione di un perché. E pare non esistere più nemmeno il nostro futuro, se ne avevamo uno, oppure si è semplicemente tinto di nero, del colore che non ci piace. Ed è così, che ci piaccia o no, perché un futuro c'è sempre, ma non sempre è roseo. Ci siamo cresciuti con l'idea che il nostro paese ci potesse garantire un futuro fantastico, con la sua libertà, le sue bellezze, il Bel Paese ci è sempre stato invidiato, il cuore di una Europa che l'ha visto splendere in tanti momenti della sua esistenza. Ma non va sempre così, la nostra storia non è sempre stata bella, ci sono stati momenti molto difficili, in cui il futuro c'era, anche se non era il nostro preferito. Dico questo perché stiamo cadendo, se non l'abbiamo già fatto, nella cattiva 'attitudine' di pensare che ci hanno tolto il futuro. No, ragazzi, non è così, comunque sia successo si è tinto di nero, ma c'è, esiste, busserà alla nostra porta, e se non saremo preparati farà scempio di noi. E' un futuro difficile il nostro, ma il colore che avrà dipenderà da noi. C'è da lavorare, molto, da rimboccarsi le maniche, da prendere in mano le redini e toglierle con decisione ed onestà a chi non sa manovrarle, siamo chiamati ad una svolta epocale, dobbiamo essere positivi, ciò che dobbiamo dare al nostro mondo è talmente importante che sarà bello poter dire "questo l'ho fatto io". Dobbiamo essere forti, smetterla di lamentarci, di fare la lagna, guardare in faccia il toro e prenderlo per le corna, questo ci tocca, questo è il nostro tempo e nessuno ci può restituire ciò che crediamo di aver perso, accettiamolo, serenamente, pacificamente. Lo so che siamo molto incazzati, ma non siamo nel giusto se aspettiamo che qualcuno si occupi di noi, anche perché questo casino, eventualmente, lo abbiamo combinato noi. Tutto si può fare, basta farlo. Questa è la guerra che dobbiamo vincere, è un'altra dove il nemico siamo noi, come al solito.

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