lunedì 7 novembre 2011

La legge del consenso.


di Mario Polidori

Io non avrò la pensione, da quando ho cominciato a lavorare il percorso che ho "inseguito" non la prevedeva. Sono una specie di libero precario ante litteram, ho precorso i tempi ed anticipato quel futuro che oggi è sotto gli occhi di tutti.
E non sono il solo in questa situazione, anzi, stiamo diventando sempre di più, probabilmente sarà così per tutti tra non molto e finalmente il problema dell'INPS verrà risolto. Sì, l'unico modo per risolverlo è non arrivare nessuno alla pensione, smaltire quelle che ci sono aspettando che muoiano tutti gli attuali aventi diritto. Quando avverrà, magicamente, nessuno avrà più in busta paga trattenute per un sogno e potrà sentirsi più ricco. Non è una cazzata, nè un modo apocalittico di vedere le cose, è essere realisti più del Re, come si diceva una volta. Non c'è modo di risolverlo questo problema, non potrà mai farlo nessuno, né il centrodestra sotto l'occhio del ciclone, né il centrosinistra che è la vera causa del nostro disastro con la sua opposizione improduttiva e senza programmi, né tantomeno il centro che non esiste. La democrazia costringe tutti a far valere le ragioni del consenso che ha ricevuto, che è il frutto di una frammentazione troppo sfrenata e produce troppe differenze su ciò che vuole il popolo. Non penserete che i nostri politici lottino per un ideale in cui credono? No, semplicemente sono costretti a sostenere i motivi dello loro stessa elezione, non farebbero mai cose in contrasto con ciò che hanno promesso per ricevere il consenso. Se diamo per buono il dovere di coerenza, mi sento di comprendere il loro operato, anche quando litigano tra loro lo fanno soltanto per garantire i propri elettori. Sono brave persone. Peccato che il problema sia proprio la legge del consenso. Ma per buona pace di tutti, qualsiasi democrazia ha questo punto di arrivo, perché è nel Dna di questa forma di governo. Se non ci piace, dobbiamo uniformare le nostre richieste, un po' come potrebbe fare oggi la Libia, appena uscita da un incubo. Ne parleremo ancora, comunque.

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