venerdì 18 novembre 2011

Scheletri contro Spiriti.

di Mario Polidori

Leggere i post di tante persone, che vivono con ottimismo il passaggio di consegne appena avvenuto, mi dà la misura di quanto si possa essere politicizzati, tifosi e sordi.
Mi dà anche la misura di quanto la nostra rovina dipenda da noi, e non da chi scegliamo, volta per volta, per farci guidare.
Ci sono cose che accadono, incontrovertibilmente sotto gli occhi di tutti, che sono puntualmente disattese o contrastate da chiunque di noi non ne abbia un tornaconto.
Come si fa a credere, e non è una questione di colori politici, che persone che hanno fatto carriera in un sistema di clientelismi ed inciuci, possano in qualche modo tirarci fuori dai casini?
Ma, allora, tutte le lamentele sull'impossibilità di accedere a qualsiasi mondo del lavoro se non si è raccomandati, dove sono finite?
Dove è finita la lucida analisi che solitamente facciamo quando siamo tenuti ai margini della società e quando i nostri cervelli vanno in fuga, ma molto di più in fumo, purtroppo?
Dove è finita la nostra quotidiana incazzatura contro un sistema che produce al potere soltanto teste di cazzo?
Come si fa a non vedere, oggi, che le persone che ci governeranno per i prossimi mesi, vengono proprio da quel sistema, nel quale hanno ottenuto quello che hanno ottenuto sgomitando e sulla pelle degli altri, che siamo sempre noi?
Dovremmo essere tutti d'accordo che sono tutti da licenziare, da cancellare, da non dargli neanche più la pensione, da mettere al bando, da esiliare, per stigmatizzare la morale secondo la quale hanno raggiunto il potere.
Dovremmo essere tutti d'accordo che la nostra nazione ha bisogno di principi e valori diversi, che non possono essere traghettati da nessuno di loro.
Eppure non è così, non siamo d'accordo neanche su ciò che risulterebbe evidente anche ad un bambino.
E poi la colpa non è mai nostra. Ma per favore.
Stendo un velo pietoso, infine, sulle interviste a personaggi famosi, fuori dalla politica attiva, che esprimono pareri sulla situazione. Lo fanno con delicatezza e misura, sono corretti, ma fanno parte sempre dello sistema, non hanno nessuna voglia di litigare con nessuno, potrebbero rischiare la carriera, e poi per chi.
Facciamo, invece, interviste ad uomini liberi, che non devono conservare privilegi e che perciò ci diranno la verità.
Non saranno personaggi famosi e pseudo-autorevoli, ma li preferisco, di gran lunga. Non hanno niente da perdere, perché non hanno niente e perché non vogliono niente che non sia giusto.
Oppure, c'è un'altra possibilità, intervistiamo e sentiamo cosa ne pensano quelli famosi e liberi, che sono morti senza paura, portando avanti la propria battaglia.
Già, sono morti.
Non mi viene da ridere e non mi viene da piangere. Devo trovare un'altra soluzione.

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