domenica 20 novembre 2011

Alla faccia della storia.




di Mario Polidori

La storia è come la verità, ha molte facce. Molte di più di quella ufficiale, quella che ci viene riportata e tramandata.
C'è quella delle conquiste, dei capitani di ventura e fondatori di patrie, di statisti e strateghi, di tiranni ed aguzzini, di soldati e contadini.
Ma la storia di un Generale non sarà mai uguale a quella dei suoi soldati, e soltanto la prima avrà il suo posto sui libri, soltanto la prima avrà gli onori della cronaca. La seconda dovrà tacere, e riconoscere la prima come madre anche della sua.
Per questo non siamo mai puntuali all'appuntamento con la storia, perché la fanno gli altri, ce la confezionano e noi dobbiamo soltanto apporre in calce la nostra firma, con il sangue, perché quello ce lo mettiamo noi.
Per questo arriva il momento che la storia non ci appartiene, che quella che ci stanno raccontando non è quella che ci aspettavamo, che volevamo.
Quando questo avviene scoppiano rivolte, guerre, rivoluzioni, che sono il reset delle nostre esistenze. Quello è il momento in cui la storia cambia padrone, quello è il motivo alla base della conquista democratica di essere padroni del nostro destino, liberi di scegliere da che parte andare.
Perché la storia è un disegno, nient'altro, non è ineluttabile, non è fatale, non è un destino segnato, scritto.
Piuttosto è libero arbitrio, scelta, determinazione ad intraprendere un cammino al posto di un altro, e quando diventa l'unica strada possibile significa che qualcuno ci ha fregato, ci ha venduto ad un disegno del quale noi siamo soltanto l'inchiostro.
Nessun uomo di buona fede e di buon senso può pensare di non avere scelta, nessun uomo di cultura può affermare un'unica verità, spinto dalla necessità o dall'opportunità.
Una società può avere un'infinità di forme, la civiltà deve sempre darci un'alternativa, anche perché mica tutto quello che inventano per noi deve essere buono soltanto perché chi ce lo propina sembra averne titolo.
La storia è piena di coglioni che l'hanno fatta, mica erano tutti illuminati, i danni dei quali li stiamo ancora pagando, ed alcuni magari li paghiamo da millenni.
Se di geni ne nascono uno al secolo, pensate a quanti coglioni hanno fatto il resto, e se è vero che i geni non sono quasi mai riconosciuti, pensate a quanti stronzi si sono finora occupati di noi.
Sotto questa luce, viene finalmente fuori che la storia, per la maggior parte, è da buttare via, senza temere di profanare nessuna tomba o essere presi per sovversivi.
Storia e morale non hanno mai fatto la strada insieme, si sono sempre combattute ferocemente.
E la morale ha vinto soltanto poche volte, purtroppo, ci è riuscita soltanto quando la storia è implosa da sé, quando è rimasta vittima di se stessa, ed allora per ricominciare ha dovuto aggrapparsi alla morale.
Per questo il nostro cammino è così lento.
Mi viene quasi il vomito a sentire vecchi tromboni, bigotti, bacchettoni, snob, che lasciamo ad occuparsi di noi, di quanto è giusto restare attaccati alla nostra storia; sto male a vedere i ghigni del potere diventare bocche distorte in sorrisini intelligenti,   c'è poco da ridere.
Basta, quella storia ve la fate voi, non bussate a casa mia. Io abito in campagna, i grattacieli mi fanno cagare, il paese dei balocchi mi era bastato in Pinocchio, per comprenderne la pericolosità e la perniciosità.
Conosco molta gente, che abita vicino a me, che meriterebbe davvero di passare alla storia.

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