di Mario Polidori
Il politicismo è quando la politica invece di occuparsi dell'interesse comune di preoccupa soltanto di ottenere il consenso.
E' la naturale conseguenza di una democrazia in decadenza, dove ottenere il potere è il modo di accedere o conservare privilegi che ormai non sono più disponibili per tutti. E' figlio della speculazione e della comunicazione, ma soprattutto dell'ignoranza e della buona fede di un popolo che spera di non doversi occupare della cosa pubblica e si fida, confidando in un proprio rappresentante.
La fine del politicismo e la possibilità di uno Stato di tornare a funzionare, è la consapevolezza, la conoscenza, lo smascheramento. Il passo successivo è l'epurazione di una classe politica che altro non saprebbe fare.
Vi faccio un esempio, per farmi comprendere meglio.
Se io fossi il Presidente del Consiglio e decidessi di fare una revisione della patente di guida di tutti i cittadini e dovessi scoprire che il 51% di loro non è in condizioni di conservarla, e dovessi decidere per il bene comune di ritirarla, mi troverei immediatamente tolto di mezzo. Non potrei fare ciò che è giusto per la nazione perché perderei il consenso. E' un po' come se il governo fosse una televisione commerciale, sarei costretto a mandare in onda programmi che pagano, non quelli migliori.
La democrazia non può essere soggetta al mercato, sarebbe la negazione della stessa, vorrebbe dire dipendere da un tiranno, magari affascinante, ma sempre un tiranno. La democrazia è una responsabilità che va oltre, più spesso è fatta di scelte impopolari, piuttosto che di balocchi, perché il rispetto della libertà non può prescindere dal rispetto degli altri, che siano maggioranze o minoranze.
Il concetto stesso di democrazia, in questi anni, ha assunto un significato che niente ha a che fare con la verità.
Sono convinto che finalmente è giunta la fine del politicismo, adesso mettiamo fine alla legge del mercato.
Un popolo sovrano deve avere la sua moneta e la sua capacità di autodeterminarsi, se occorre torneremo a coltivare la nostra terra, e venderemo molto cari i suoi frutti.
Ci faremo pagare in euro, e per noi stamperemo lire, che le grandi banche vadano a strozzare qualcun altro.
Nessun commento:
Posta un commento